Parla Andrea Sironi il presidente della Fondazione in prima fila nella lotta contro il cancro: metà dei fondi raccolti arriva dal cinque per mille. Tanti i giovani ricercatori rientrati dall’estero e finanziati nella loro attività.
«La riforma del Terzo settore rappresenta il riconoscimento pieno di queste realtà che non sono più caratterizzate per differenza rispetto al mondo profit. Va sottolineata l'impostazione basata su trasparenza e disclosure, nella governance e nelle modalità di funzionamento degli enti»
Andrea Sironi, presidente della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sottolinea la svolta del decreto legislativo 117/2017 che riscrive lo statuto del terzo settore non nel segno dell’assistenzialismo ma nel quadro del principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale. Corollari trasparenza e responsabilità.
Questo punto costituisce l’unica criticità. Non mi riferisco alle regole sui volontari, ma al principio secondo cui la retribuzione del personale non può essere superiore del 40% rispetto a quella prevista dai contratti collettivi. Tra l’altro, i componenti della nostra governance nazionale e territoriale partecipano a titolo volontaristico e nessun dipendente Airc ha una retribuzione superiore al tetto massimo dello stipendio dei dipendenti pubblici. Non possiamo però condividere l’impostazione della riforma sui limiti retributivi che penalizzano la capacità di reperire sul mercato del lavoro le figure altamente professionali di cui abbiamo bisogno per rispondere al meglio alla nostra missione con le necessarie competenze.
Personalmente sono soddisfatto. Dal cinque per mille arriva quasi la metà della nostra raccolta, grazie alla fiducia di chi firma per Airc sulla base della sua reputazione di serietà e rigore.
Nel nostro budget il rapporto tra quanto spendiamo in comunicazione e quanto eroghiamo è abbastanza ridotto e concentrato sulla divulgazione e l’informazione del pubblico sui temi propri della nostra missione: